Un regolamento pubblicato in Gazzetta disciplina l’omologazione dei “sistemi di riqualificazione elettrica”. Vantaggi per cittadini e aziende
Roma, 14 gennaio 2016 – Convertire la propria auto a benzina o a diesel in auto elettrica? Ora si può. Lo dice il regolamento 1 dicembre 2015, n. 219, pubblicato in Gazzetta l’11 gennaio scorso, che stabilisce le procedure tecniche e amministrative per la “trasformazione dei veicoli a motore endotermico in veicoli elettrici”. L’obiettivo del provvedimento è naturalmente quello di ridurre le emissioni nocive. I vantaggi per i cittadinisaranno molteplici: oltre a quello economico, la maggiore libertà di circolazione (accesso a ztl e meno vincoli in caso di emergenza smog).
Ne beneficeranno le imprese di tutta la filiera: le produttrici dei componenti il sistema (batterie, motori elettrici, sistemi elettronici), imprese che si qualificheranno costruttori di sistemi e sull’intera catena di officine titolate ad eseguire materialmente la riqualificazione elettrica del singolo veicolo consistente nella rimozione del motore termico e la successiva installazione del motore elettrico, imprese di autotrasporto che potranno riqualificare il proprio parco veicolare soprattutto con riferimento ai veicoli utilizzati per la distribuzioni delle merci nelle città, aziende di trasporto pubblico, che potranno rinnovare il proprio parco veicolare attraverso operazioni di revamping con conseguenti risparmi rispetto all’acquisto di nuovi veicoli.
COME AVVIENE LA CONVERSIONE – Con la norma del 1 dicembre sarà possibile dunque convertire un’auto o un furgone con classificazione Euro 0, Euro 1 ed Euro 2, o magari una vettura d’epoca egualmente inibita all’impiego quotidiano. “Questo passaggio – segnalano Confartigianato Vicenza e Confartigianato Marca Trevigiana, che hanno dato un contributo alla definizione di questa norma – era necessario per regolamentare, come previsto dal nuovo Codice della Strada, le procedure per commutare attraverso il cosiddetto ‘retrofit’ un veicolo con motore a benzina o gasolio in uno a esclusiva trazione elettrica. Tale possibilità era in precedenza fortemente penalizzata dai costi della conversione, troppo elevati. Il citato decreto pone le basi per effettuare la trasformazione dei veicoli utilizzando un kit composto da motore elettrico con convertitore di potenza, pacco batterie e interfaccia con la rete per la ricarica delle batterie, il tutto con una procedura molto simile a quella del montaggio di un impianto a Gpl o metano. Il produttore del kit, secondo questa normativa, dovrà sottoporlo all’omologazione e fornire le prescrizioni per il montaggio, che verrà poi eseguito da un autoriparatore. Questi, terminata l’installazione, porterà l’auto alla Motorizzazione che, a seguito di visita e prova, provvederà all’aggiornamento della carta di circolazione del mezzo”. L’obiettivo è intervenire sul parco auto già esistente, soprattutto quello delle city car.
“Il comparto dell’autoriparazione – spiega Severino Dal Bo, presidente degli autoriparatori di Marca Trevigiana – ha il potenziale per crearsi opportunità di lavoro e aprire ulteriori prospettive. Si potrà creare una filiera locale rilanciando anche i settori dell’elettromeccanica e delle carrozzerie. L’attività di ‘retrofit’ può essere svolta completamente all’interno di una singola autofficina, portandole valore aggiunto”.