Il costo del solare è sceso molto più rapidamente del previsto e continuerà a calare. In Italia la burocrazia frena il contenimento dei prezzi delle energie rinnovabili
Nel giro di dieci anni il fotovoltaico diventerà la fonte più economica per produrre elettricità. Sarà determinante, però, la stabilità normativa, visto l’impatto che ha sul costo dei capitali. È una previsione del Fraunhofer Institut, che ha stimato un costo di produzione elettrica da fotovoltaico, tutto compreso, a 4-6 centesimi di euro per kilowattora entro il 2025, in Europa centro-meridionale, contro i 5-10 centesimi delle centrali a gas o a carbone. E non è finita qui.
Le previsioni
Per il centro di ricerca tedesco il costo di produzione del solare continuerà a scendere, fino ad arrivare nel 2050 a 2-4 centesimi per kilowattora nel Centro-Sud Europa e a 1-4 centesimi nelle aree più assolate del mondo, come il Medio Oriente, il Nord Africa o l’India. La conseguenza sarà come minimo una crescita molto accelerata del fotovoltaico, se non un vero e proprio boom. Nella previsione più pessimistica i ricercatori del Fraunhofer stimano una crescita delle installazioni solari globali dai 40 gigawatt del 2014 a 175 nel 2050, mentre nello scenario più ottimista si potrebbe arrivare addirittura a 1.780 gigawatt installati all’anno nel 2050. Il rapporto, commissionato al Fraunhofer dal think tank tedesco Agora Energiewende, manda un messaggio preciso ai decisori politici: «Il costo dell’energia solare è sceso molto più rapidamente di quello che la maggior parte degli esperti aveva previsto e continuerà a calare», sottolinea il direttore di Agora, Patrick Graichen. «I piani per i sistemi energetici del futuro dovrebbero essere rivisti di conseguenza. Finora la maggior parte di questi prevede una quota troppo ridotta di solare nel mix. Alla luce dei costi estremamente competitivi, al contrario, il fotovoltaico giocherà un ruolo da protagonista».
Prezzi in picchiata
Per costruire le loro previsioni i ricercatori del Fraunhofer sono partiti dalla curva di apprendimento storica, che mostra come a ogni raddoppio della capacità installata il prezzo dei moduli sia sceso di circa il 20%, assumendo per il futuro che il calo dei prezzi si mantenga entro il 10% fino al raggiungimento di una potenza installata totale di 5 mila gigawatt ed escludendo l’eventualità di progressi tecnologici dirompenti. D’altra parte, già adesso il costo di produzione elettrica delle nuove centrali a gas o a carbone, tenendo conto di tutto il ciclo di vita, va da 5 a 10 centesimi di euro, mentre le grandi centrali fotovoltaiche tedesche riescono a produrre a 9 centesimi al kilowattora e in altri casi si scende ben più giù.
Il caso Dubai
Il caso più interessante è una recente asta a Dubai, vinta dal contendente che ha offerto di vendere l’elettricità prodotta dai nuovi campi solari a 2,99 centesimi di dollaro al kilowattora per i prossimi 25 anni. Il ribasso record, che ha vinto la gara per la realizzazione di 800 megawatt fotovoltaici, è stato offerto da un consorzio tra la società saudita Abdul Latif Jameel, la spagnola Fotowatio Renewable e l’emiratina Masdar. La gara rientra in una serie di aste indette dalla Dubai Electricity J Water Authority nell’ambito di un progetto che dovrebbe portarla a realizzare parchi per 5 gigawatt fotovoltaici entro il 2030. Il record precedente, scrive QualEnergia, era stato messo a segno proprio dall’Enel in Perù, con un’offerta a 4,8 centesimi di dollaro, grazie alla quale si è aggiudicata un contratto da 415 gigawattora l’anno, da fornire a partire dal 2018. Stando agli esiti delle nuove aste, quindi, i costi di produzione del fotovoltaico stanno davvero calando più rapidamente delle previsioni, anche di quelle dello stesso Fraunhofer.
Le analisi
Dai super ribassi in questione emerge chiaramente il ruolo determinante del costo del denaro, che incide moltissimo su una tecnologia a forte intensità di capitale come il solare, dove quasi tutti i costi sono legati all’investimento iniziale, mentre il combustibile è gratis. Nel caso di Enel in Perù va considerato il fatto che il progetto probabilmente godrà di finanziamenti agevolati da parte di banche per lo sviluppo, mentre per il nuovo record segnato a Dubai siamo in un contesto di notevole stabilità normativa e i soggetti vincitori sono estremamente solidi in quanto a merito creditizio. L’incidenza della stabilità regolatoria sul costo del capitale e in ultima analisi sul prezzo finale dell’energia risulta anche dal rapporto del Fraunhofer, quando mette a confronto la situazione tedesca, molto stabile, con quella spagnola, dove ci sono stati forti sbalzi normativi, anche con effetti retroattivi, come in Italia: il costo del denaro, più alto in Spagna, annulla il vantaggio sulla radiazione solare, quasi doppia nella penisola iberica, e porta a costi finali di produzione analoghi. Altri fattori che entrano in gioco per arrivare a offerte così basse sono la disponibilità di terreni, la vicinanza alla rete elettrica e l’agilità dei processi autorizzativi: la burocrazia in Italia è tra i motivi che ci fanno avere costi più alti nelle rinnovabili. Poi contano le economie di scala e la competizione: nel 2016 in Medio Oriente ci saranno aste per 2 gigawatt e l’associazione solare mediorientale Mesia prevede che la guerra dei ribassi si intensificherà.
Fonte http://www.corriere.it/