«Potenziale inespresso che ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi della Cop21»
Si riunisce a Firenze la Global geothermal alliance, piattaforma lanciata durante la conferenza di Parigi sul clima alla quale aderiscono 42 paesi e 29 istituzioni
di Luca Aterini
«In linea con l’impegno assunto alla Cop21 di Parigi il governo è determinato a promuovere l’energia rinnovabile e a investire in tecnologie innovative a emissioni zero e a ridotto impatto ambientale, anche nel settore della geotermia». Con l’avvicinarsi del meeting della Global geothermal alliance che si aprirà a Firenze l’11 settembre, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti coglie la palla al balzo per ribadire che l’Italia non può fare a meno dell’energia rinnovabile da sempre presente nel proprio sottosuolo: secondo le più recenti stime fornite dal ministero dello Sviluppo economico, investendo nella geotermia l’Italia potrebbe rinunciare a qualcosa come 500 milioni di tonnellate di petrolio, in altre parole il triplo di tutta l’energia primaria consumata nel Paese nel 2015. Solo, in questo caso si tratterebbe di energia pulita e rinnovabile.
Oggi purtroppo questo rimane un obiettivo lontano. Guardando alla produzione di energia elettrica, a livello nazionale appena il 2% della domanda viene soddisfatto grazie all’energia geotermica; l’unica grande eccellenza in questo campo arriva dalla Toscana, dove le 34 centrali geotermoelettriche gestite da Enel green power hanno fornito nell’ultimo anno ben 5.871 GWh, quanto basta per coprire il 30,78% del fabbisogno elettrico regionale. Eppure, paradossalmente anche in Toscana – dove la geotermia è stata impiegata per la prima volta al mondo per fini industriali, oltre 100 anni fa – non tutto va per il meglio. Nonostante i continui e pluriennali studi che l’Agenzia regionale di sanità conduce (e continua ad ampliare) da anni per esplorare i legami tra presenza delle centrali geotermiche e salute della popolazione residente – senza che finora siano emerse correlazioni di causalità –, alcuni piccoli ma rumorosi comitati continuano ad osteggiare l’impiego di un’energia rinnovabile ancora in grado di offrire molto al territorio sotto il profilo ambientale, economico e occupazionale. Il recente proliferare di richieste per l’esplorazione dei sistemi geotermici da parte di numerose, piccole società che non sempre appaiono in grado di offrire le necessarie garanzie in termini ambientali, di salute e di ricadute economiche sul territorio, non ha fatto che inasprire gli animi.
L’occasione offerta dal meeting fiorentino della Global geothermal alliance è dunque assai preziosa per rilanciare la Toscana e l’Italia come leader globali nel settore geotermico.
«La geotermia – ricorda al proposito il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova – ha un potenziale inespresso che in molti Paesi, e in particolare nel nostro, aiuterà a raggiungere gli ambiziosi obiettivi della Cop21. In più la geotermia ha un’intensità occupazionale maggiore rispetto ad altre fonti energetiche ed alle altre rinnovabili in sviluppo e, a differenza di esse, ha preziose caratteristiche di programmabilità e continua disponibilità nel tempo. La massima compatibilità ambientale nell’uso della risorsa geotermica è il paradigma da cui passa un rinnovato impulso per lo sviluppo del settore in Italia: penso agli usi diretti del calore per riscaldare le abitazioni, alla sperimentazione di progetti pilota per la generazione elettrica ad emissione nulla, penso alla possibilità di valorizzare risorse a temperature più basse di quanto fatto nel passato, grazie all’uso di tecnologia italiana. L’Italia è uno dei principali attori mondiali nei settori industriali connessi alla geotermia e la scuola geotermica italiana, rinomata eccellenza a livello internazionale, può dare contributi importanti per il successo dell’Alleanza nell’ambizioso obiettivo di sbloccare il consistente potenziale inespresso a livello globale».
E l’Alleanza globale geotermica, lanciata nel 2015 proprio alla Conferenza di Parigi sul Clima, punta molto in alto: all’interno della piattaforma operano oggi soggetti pubblici e privati da 42 Paesi, tutti con lo scopo aumentare del 500% nel mondo la capacità installata per la produzione di energia geotermica e contemporaneamente raggiungere un incremento del 200% nel riscaldamento geotermico, entro il 2030; oggi la geotermia rappresenta appena lo 0,3% delle capacità installate nel mondo che utilizzano fonti rinnovabili, ma le stime più caute fanno corrispondere il potenziale globale geotermico ad un valore di circa 200GW.
«A livello globale l’energia geotermica resta in gran parte inutilizzata, nonostante il suo enorme potenziale per la generazione di energia a basse emissioni di carbonio e l’uso diretto in riscaldamento e raffreddamento – spiega Adnan Z. Amin, direttore generale dell’Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili – In questo momento possiamo sfruttare solo il 6% del potenziale geotermico accertato, ciò vuol dire che il settore rappresenta opportunità significative per decarbonizzare il sistema energetico e favorire la crescita economica in 90 paesi con risorse acclarate».
A Firenze si ripartirà proprio da questa consapevolezza: l’incontro sarà focalizzato sull’individuazione dei meccanismi necessari per la riduzione del rischio negli investimenti geotermici, la creazione di opportuni quadri regolatori e percorsi per rafforzare la capacità istituzionale e umana all’interno del settore.