Intervento su incentivi alle rinnovabili. La preoccupazione di GIFI
La notizia dell’imminente riordino degli incentivi per le fonti rinnovabili annunicato ieri dal ministro della Sviluppo economico Flavio Zanonato (vedi QualEnergia.it) è stata accolta con preoccupazione da ANIE/GIFI, che ha diffuso la seguente nota: “Centinaia di migliaia di impianti fotovoltaici – dichiara il presidente Emilio Cremona – sono stati costruiti in Italia a fronte di un impegno dello Stato, ovvero il Conto Energia, e di business plan calibrati su 20 anni. Gli errori fatti nella strutturazione del debito non sono da attribuire ai cittadini e alle imprese, ma alla legislazione che non ha saputo gestire adeguatamente la distribuzione degli incentivi”.
“Ogni intervento mirato ad una gestione ottimizzata del debito – continua Cremona – deve essere strutturato in modo da tutelare, e non affossare, i cittadini, le imprese e la filiera industriale generata dal fotovoltaico, circa 100mila occupati finora rimasti attivi, allo scopo di non danneggiare la credibilità del Sistema Paese per gli investimenti in tecnologie per le fonti rinnovabili”.
Dalle notizie circolate dagli organi di stampa si apprende di uno scenario in cui gli incentivi saranno spalmati in 30 anni invece dei 20 già stabiliti per legge.
“Sarebbe molto grave un simile intervento – asserisce Cremona – Gli incentivi sono impegni presi che non possono essere negoziati. Piuttosto, sarebbe opportuno che il ministro Zanonato illustrasse il percorso tecnico-finanziario che si intende intraprendere per una riorganizzazione ottimale del debito, tranquillizzando tutto il Sistema”.
“Sono convinto che – conclude Cremona – un’apertura del Ministro a intavolare una discussione sul riordino degli incentivi a tutte le fonte rinnovabili, nessuna esclusa, e della bolletta elettrica che grava sui cittadini e sul tessuto industriale, troverebbe favorevoli tutte le associazioni di settore, ANIE/GIFI in primis. Il messaggio è che l’Italia deve poter fare quello che altri paesi hanno già sperimentato con successo e non percorrere strade che alimentino solo sfiducia negli investimenti, ulteriore disoccupazione e diminuzione di credibilità”.
Fonte: Qualeenergia