Durante la fotosintesi le piante si servono dell’energia assorbita dalle molecole di clorofilla per scindere l’acqua in idrogeno e in ossigeno. Questo processo genera elettroni che contribuiranno, a loro volta, al complesso meccanismo di creazione delle molecole di glucosio, elemento fondamentale per il nutrimento e la riproduzione dei vegetali. È su questa fase del processo che gli scienziati americani sono intervenuti, interrompendo la fotosintesi per catturare gli elettroni prima che la pianta li usi per produrre gli zuccheri necessari alla sua crescita grazie alla separazione e alla manipolazione in laboratorio dei “tilacoidi”, le cellule che sono responsabili della cattura e dello stoccaggio di energia proveniente dalla luce solare. Questi tilacoidi modificati vengono poi immobilizzati su un supporto di nanotubi di carbonio, strutture cilindriche che sono circa 50.000 volte più sottili di un capello umano, e che agiscono come un conduttore elettrico, catturando gli elettroni dal materiale vegetale e inviandoli lungo un cavo. I ricercatori stanno lavorando per migliorare la stabilità di questa tecnologia e far sì che possa arrivare alla commercializzazione; Ramaraja Ramasamy, professore associato presso l’UGA College of Engineering e parte del gruppo di lavoro, crede molto nel progetto e ha affermato “Se siamo in grado di sfruttare le tecnologie come l’ingegneria genetica per migliorare la stabilità dei macchinari fotosintetici delle piante, sono molto fiducioso che questa tecnologia sarà competitiva ai tradizionali pannelli solari in futuro.”
DA: citylifemagazine.net