Nuovo spalma-incentivi, ecco come funzionerà la risoluzione anticipata ad aste
Quattro le opzioni previste dalla nuova stesura della norma sugli impianti FV oltre i 200 kW. La prima prevede che il premio dovuto venga erogato su 24 anni anziché su 20, con relativa riduzione degli importi annuali. La seconda possibilità data è quella di mantenere invariato a 20 anni il periodo di erogazione degli incentivi, ma con una rimodulazione che porta a ricevere importi minori nei primi anni, compensata poi negli anni seguenti. La terza opzione è una riduzione degli incentivi per scaglioni di potenza: del 5% per gli impianti di potenza tra 200 e 500 kW, dell’7% per gli impianti tra 500 e 900 kW e del 9% sopra i 900 kW e, infine, viene inserita una quarta opzione, quella della risoluzione anticipata finanziata da un operatore finanziario terzo e alla quale si accede tramite aste.
Ne abbiamo parlato con Tommaso Barbetti, analista della società di consulenzaeLeMeNS, che oltre a spiegare la complessa opzione della risoluzione anticipata, rassicura il settore sull’autoconsumo: da questo punto di vista il quadro normativo che si va delineando è nonostante tutto ancora ottimo per realizzare impianti fotovoltaici non incentivato su tetto.
Iniziamo con la novità dell’opzione di risoluzione anticipata degli incentivi cui gli operatori potranno accedere tramite un operatore finanziario terzo. Come funzionerà?
Il primo passaggio consiste nel trovare il soggetto finanziario, selezionato tra i primari operatori finanziari europei, che metta a disposizione almeno 30 miliardi per l’operazione. Questi soldi servono per finanziare risoluzioni anticipate per una quota fino all’80% delle somme incentivanti dovute agli operatori. A questa risoluzione anticipata potranno accedere, partecipando ad un’asta competitiva, non solo gli operatori del fotovoltaico, ma anche quelli di tutte le rinnovabili elettriche.
Dunque per semplificare: se io, proprietario di un impianto FV, ho davanti ancora 10 anni di incentivi in cui mi spetterebbe 1 milione di € all’anno, posso scegliere di farmi pagare subito dall’operatore finanziario, che sarà selezionato per partecipare all’operazione, gli incentivi di 8 anni con uno sconto che proporrò nell’asta, asta che sarà vinta da quelli che propongono lo sconto maggiore. Esatto?
Sì, essendo un asta competitiva verrà vinta essenzialmente da chi si accontenterà di meno. L’operatore andrà a presentare un tasso di attualizzazione del monte incentivi: se devo ricevere 8 milioni di euro e presento un tasso di attualizzazione del 7-8%, significa che avrò un VAN dei miei flussi di cassa futuri scontato di quel tasso. Anziché 8 milioni ne prenderò circa 5 in un’unica soluzione, così per fare i conti a spanne.
Fino a qui è tutto tra privati: il finanziatore anticipa i soldi all’operatore FV e continua ad incassare gli incentivi dal GSE. Incentivi che in questo caso, per di più, come specifica la norma, non subiscono i tagli previsti per chi non acceda alla risoluzione anticipata. Chi ha l’impianto ha il vantaggio che, accontentandosi di meno soldi ma erogati subito, si mette al riparo dal rischio normativo e libera risorse da investire. C’è un vantaggio anche per il finanziatore, che si assicura a tassi scontati flussi di cassa futuri. Ma dove si produce il risparmio per il GSE e, dunque, per le bollette?
Nasce nel secondo passaggio: annualmente Autorità per l’Energia o GSE possono decidere di esercitare un’opzione di acquisto sugli incentivi già acquistati dal soggetto finanziatore. GSE o AEEGSI hanno diritto a comprare queste quote allo stesso prezzo, scontato, al quale le ha pagate l’operatore finanziario. Riacquistando queste quote di incentivo ovviamente il GSE non deve più pagare gli incentivi corrispondenti, anche se il Gestore dovrà pagare degli interessi sulle obbligazioni emesse a favore del soggetto finanziario per riacquistare le quote. Il saldo sarà positivo perché la norma prevede che il tasso di interesse “T” sulle obbligazioni emesse a favore del soggetto finanziatore sia minore dello sconto concesso a questo dai proprietari degli impianti. Sconto che, come detto, viene trasferito al soggetto pubblico quando questo esercita l’opzione di acquisto. Da qui viene il risparmio da trasferire in bolletta.
Per cui c’è un risparmio creato nella prima fase, quello dell’asta competitiva tra gli operatori, che va a vantaggio del finanziatore e che solo in una seconda fase, quando e se GSE o AEEGSI eserciteranno l’opzione di acquisto sarà trasferito al soggetto pubblico. Il meccanismo sembra molto attraente per il finanziatore privato. E’ così?
Non è così attraente perché il finanziatore è obbligato a rivendere al pubblico le quote allo stesso prezzo che le ha pagate. Può intervenire, cioè, in qualsiasi momento il soggetto pubblico a togliere parte del plusvalore. Una volta che l’AEEGSI o il GSE esercitano l’opzione, al finanziatore resta infatti solo il guadagno dato dal tasso di interesse “T” sull’obbligazione che avrà in cambio, tasso che presumibilmente sarà conforme ai valori di mercato, sul 4-5% . Non sarà semplicissimo trovare il soggetto finanziatore anche perché 30 miliardi sono veramente tanti.
Dal punto di vista dell’operatore, quando l’opzione della risoluzione anticipata diventa conveniente rispetto alle altre previste dalla misura?
Va considerato che questa è un’alternativa a tre opzioni che prevedono tutte dei tagli. La spalmatura da 20 a 24 anni come sappiamo prevede riduzioni dell’incentivo annuale. La rimodulazione su 20 anni prevede che vengano ridotti gli importi annuali fino al 2019: saranno tagliati di una percentuale che possiamo stimare sarà tra il 15-17% visto che si vuole ottenere un risparmio di 600 milioni. Infine, ci sono i tagli secchi per scaglioni di potenza. Tutte e tre queste operazioni sono lose per l’operatore FV, mentre la risoluzione anticipata gli permette di liberarsi del ‘rischio regolatorio’ sull’80% degli incentivi e di avere liquidità subito: in economia un euro oggi vale molto di più di un euro domani. Ovviamente questa strada ha comunque diverse incognite: dal valutare quali tassi di sconto si potranno offrire alle aste, fino al gestire eventuali risoluzioni anticipate di finanziamenti bancari sugli impianti legati agli incentivi.
Per chi non voglia o non possa optare per la risoluzione anticipata, quale sembra essere la più conveniente tra le tre soluzioni rimanenti?
Secondo i nostri calcoli il taglio secco è quello che finanziariamente crea meno tensioni, nonostante il flusso di cassa complessivo sia minore rispetto alle altre due opzioni.
Tra gli emendamenti approvati dalle Commissioni al Senato c’è n’è uno che corregge la norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema sull’energia autoconsumata. In particolare si elimina l’incertezza sugli aumenti futuri della quota di oneri da pagare. Come valuta questa revisione?
Posto che la soluzione migliore sarebbe l’abrogazione totale di quell’articolo, la correzione apportata dalle Commissioni è ottima. Nella versione precedente si prevedevano per i nuovi SEU aumenti indefiniti, un elemento di incertezza che avrebbe frenato il fotovoltaico in autoconsumo: nessuna banca concederebbe un finanziamento con questa incognita sul futuro. Ora invece si elimina l’incertezza, stabilendo che gli aumenti della quota di oneri da pagare sull’energia autoconsumata non potranno essere superiori ai 2,5 punti percentuali ogni e due anni e, soprattutto, che varranno solo per gli impianti che entrano in funzione dall’anno successivo a quello in cui l’aumento viene deliberato. In questo modo di può fare un business plan sapendo già esattamente che quota di oneri di sistema si andrà a pagare.
Nelle vostre simulazioni economiche fare FV su tetto senza incentivi in Italia resterebbe economicamente conveniente anche nel caso la norma si concretizzi così come pare sarà riscritta, cioè con l’obbligo di pagare il 5% degli oneri di sistema sull’energia autonsumata?
Assolutamente sì.