Il Senato, ieri sera alle 22.30 , ha approvato in via definitiva con 155 voti favorevoli, 27 contrari e nessun astenuto, il provvedimento di conversione del decreto-legge Competitività, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. Il testo e una sintesi dei cambiamenti rispetto al decreto convertito.
L’assemblea di Palazzo Madama, ieri sera alle 22.30 , ha approvato in via definitiva con 155 voti favorevoli, 27 contrari e nessun astenuto, il provvedimento di conversione del decreto-legge Competitività (91/2014), sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. Il decreto ora convertito in legge, come sappiamo, contiene le norme del pacchetto taglia-bollette, compreso lo spalma-incentivi e la norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema sull’elettricità autoconsumata.
Riepiloghiamo, per chi non abbia seguito, le novità apportate nell’iter di conversione rispetto al decreto (che trovate qui).
Come abbiamo riportato, le Commissioni Ambiente (VII) e Attività produttive (X) della Camera hanno apportato novità positive per fotovoltaico e rinnovabili in autoconsumo, come l’estensione a 500 kW del limite di potenza per accedere allo scambio sul posto. E l’esenzione dal pagamento degli oneri di sistema per l’energia prodotta da impianti sotto ai 20 kW di potenza.
Altra correzione bene accolta dal mondo delle rinnovabili in tema di autoconsumo quella apportata dal Senato sulla norma che impone di pagare parte degli oneri di sistema anche sull’energia autoconsumata: si pongono dei limiti agli aumenti futuri della quota da pagare, aumenti che erano tra gli aspetti più criticati della misura dato che,nella formulazione del decreto, creavano grande incertezza per i progetti ancora da realizzare, con il rischio di frenare la diffusione del fotovoltaico non incentivato.
In pratica la modifica approvata stabilisce che le eventuali rimodulazioni della quota di oneri da pagare, che saranno effettuate a cadenza biennale, varranno solo per gli impianti non ancora in esercizio al momento in cui gli aumenti verranno deliberati. Inoltre la quota da pagare non potrà salire di più di 2,5 punti percentuali per ogni aggiornamento biennale.
Sempre al Senato è stato ridisegnato lo spalma-incentivi per gli impianti fotovoltaici sopra ai 200 kW, una riscrittura che però non sembra sanare gli aspetti più critici di questa norma controversa (si veda questa analisi di un legale). La norma come modificata prevede due opzioni di rimodulazione degli incentivi (su 24 o su 20 anni), oppure un taglio la cui entità dipende dalla potenza dell’impianto e mette in campo un meccanismo di risoluzione anticipata delle erogazioni mediato da un soggetto finanziario terzo (qui il testo approvato dal Senato, pdf, mentre in questa intervistaci siamo fatti spiegare come funziona il nuovo spalma-incentivi). Tra le modifiche apportate alla Camera su questo punto un ritocco all’opzione dei tagli per scaglioni di potenza: passa dal 5 al 6% la riduzione per le taglie da 200 a 500 kW e scende dal 9 all’8% il taglio per gli impianti sopra ai 900 kW.
E’ stato invece stralciato un emendamento introdotto dalle Commissioni VII e X della Camera su fotovoltaico e catasto che tentava di correggere la normativa fiscale attuale, disponendo che un impianto FV al servizio di un edificio comporti la rivalutazione della rendita catastale dell’immobile solo qualora superi i 7 kW di potenza e il 40% del valore della rendita stessa (mentre attualmente si deve ricalcolare il valore catastale se l’impianto è di più di 3 kW e oltre il 15% della rendita, si veda qui). Nonostante lo stralcio della modifica dal ddl, su questo problema si è riusciti però, con un ordine del giorno approvato da Montecitorio, ad ottenere un impegno dal Governoad adottare, nell’ambito della delega fiscale misure volte a rivedere i criteri di cui alla circolare dell’Agenzia delle entrate (la n. 36/E del 2013), “prevedendo requisiti e condizioni per l’esonero dalla variazione della rendita catastale dell’immobile che ospita impianti fotovoltaici di potenza non superiore a 7 kW e che determinano un incremento della rendita catastale inferiore al 40 per cento”.
Altro emendamento da segnalare, introdotto al Senato e leggermente modificato alla Camera quello qualifica come “essenziali” tutti gli impianti termoelettrici sopra ai 50 MW operanti in Sicilia di potenza facendo di fatto dell’isola un mercato elettrico amministrato. A proposito un ordine del giorno approvato alla Camera impegna il Governo “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni” al fine di intervenire, per quanto di sua competenza, attraverso ulteriori iniziative anche rivolte alla Sardegna.